IL CONSIGLIO PRINCIPALE E DI ACCOMPAGNARE LO STUDIO PRATICO CON UN MINIMO DI TEORIA E DI PASSARE AD ARGOMENTI SUCCESSIVI DOPO AVER IMPARATO A SUONARE BENE QUELLI CHE STATE STUDIANDO.
Accordatura
L'accordatura standard della chitarra è MI LA RE SOL SI MI immaginando di partire dalla sesta corda (quella più grave) fino alla prima (quella più acuta, volgarmente detta Mi cantino)
Note e intervalli
Note:
Le note che conosciamo tutti sono DO RE MI FA SOL LA SI
In realtà le note non sono solo sette, ma dodici e il nome del sistema è appunto dodecafonico. Vediamo passo per passo di cosa si tratta.
Per intervallo si intende la distanza (sia fisica che acustica) tra le note. Il metro di misura è il TONO (segnato con una T) e il SEMITONO (S)
Il tono equivale sulla chitarra a due tasti. Per esempio se abbiamo una nota al primo tasto e vogliamo suonare un intervallo di un tono, dobbiamo passare, sulla stessa corda, al terzo tasto. Il semitono equivale ovviamente a due tasti adiacenti.
Vediamo ora gli intervalli tra le sette note:
DO RE MI FA SOL LA SI DO
t t s t t t s
Come possiamo vedere ci sono note che risultano quindi adiacenti e note distanti di un tono e quindi con una nota nel mezzo a cui vedremo che nome dare.
Per dare un nome a quelle note "nel mezzo" (per esempio la nota compresa tra do e re) utilizzeremo due sigle: # (diesis) e b (bemolle).
Il diesis ha la funzione di aumentare la nota di un semitono, mentre il bemolle la abbassa di un semitono. Entrambe si chiamano alterazioni.
Per fare un esempio, se sulla sesta corda al primo tasto ho la nota Fa e al terzo ho la nota Sol, la nota al secondo tasto potrà chiamarsi FA# e SOLb, insomma due nomi per un'unica nota. Nel paragrafo "scale maggiori" vedrete quando si utilizza un nome anzichè l'altro.
Detto ciò vediamo quindi le dodici note semitono per semitono:
DO - DO# - RE - RE# - MI - FA - FA# - SOL - SOL# - LA - LA# - SI - DO
REb MIb SOLb LAb SIb
Per quanto riguarda le note e gli intervalli il consiglio è di ragionare molto in termini matematici!!
Intervalli:
Secondo quello che abbiamo imparato possiamo quindi dire che se tra Do e Re c'è un intervallo di Tono, tra Do e Mi c'è un intervallo di due toni, tra Do e Sol di tre toni e mezzo, ma è anche vero che tra Mi e Sol c'è un intervallo di un tono e mezzo.
Vediamo ora come chiamare i principali intervalli:
Seconda Minore: è l'intervallo di semitono (es: DO REb, oppure MI FA)
Seconda Maggiore: un Tono (es: Do Re, oppure Sol La)
Terza Minore: Un tono e mezzo (es: Re Fa, oppure La Do)
Terza Maggiore: Due toni (es: Do Mi oppure Sol Si)
Quarta: due toni e mezzo (es: Do Fa oppure Sol Do)
Quinta: tre toni e mezzo (es: Do Sol oppure La Re)
Sesta: quattro toni e mezzo (es: Do La oppure Sol Mi)
Settima Minore: cinque toni (es: DO SIb oppure SOL FA)
Settima Maggiore: cinque toni e mezzo (es DO Si, oppure Sol Fa#)
Vi consiglio di ricordare per lo meno quelli fondamentali cioè quelli di terza maggiore e minore, quelli di quarta, quinta e settima maggiore e minore.
Detto ciò vediamo la tastiera con tutte le sue note sviluppate.
Le note che conosciamo tutti sono DO RE MI FA SOL LA SI
In realtà le note non sono solo sette, ma dodici e il nome del sistema è appunto dodecafonico. Vediamo passo per passo di cosa si tratta.
Per intervallo si intende la distanza (sia fisica che acustica) tra le note. Il metro di misura è il TONO (segnato con una T) e il SEMITONO (S)
Il tono equivale sulla chitarra a due tasti. Per esempio se abbiamo una nota al primo tasto e vogliamo suonare un intervallo di un tono, dobbiamo passare, sulla stessa corda, al terzo tasto. Il semitono equivale ovviamente a due tasti adiacenti.
Vediamo ora gli intervalli tra le sette note:
DO RE MI FA SOL LA SI DO
t t s t t t s
Come possiamo vedere ci sono note che risultano quindi adiacenti e note distanti di un tono e quindi con una nota nel mezzo a cui vedremo che nome dare.
Per dare un nome a quelle note "nel mezzo" (per esempio la nota compresa tra do e re) utilizzeremo due sigle: # (diesis) e b (bemolle).
Il diesis ha la funzione di aumentare la nota di un semitono, mentre il bemolle la abbassa di un semitono. Entrambe si chiamano alterazioni.
Per fare un esempio, se sulla sesta corda al primo tasto ho la nota Fa e al terzo ho la nota Sol, la nota al secondo tasto potrà chiamarsi FA# e SOLb, insomma due nomi per un'unica nota. Nel paragrafo "scale maggiori" vedrete quando si utilizza un nome anzichè l'altro.
Detto ciò vediamo quindi le dodici note semitono per semitono:
DO - DO# - RE - RE# - MI - FA - FA# - SOL - SOL# - LA - LA# - SI - DO
REb MIb SOLb LAb SIb
Per quanto riguarda le note e gli intervalli il consiglio è di ragionare molto in termini matematici!!
Intervalli:
Secondo quello che abbiamo imparato possiamo quindi dire che se tra Do e Re c'è un intervallo di Tono, tra Do e Mi c'è un intervallo di due toni, tra Do e Sol di tre toni e mezzo, ma è anche vero che tra Mi e Sol c'è un intervallo di un tono e mezzo.
Vediamo ora come chiamare i principali intervalli:
Seconda Minore: è l'intervallo di semitono (es: DO REb, oppure MI FA)
Seconda Maggiore: un Tono (es: Do Re, oppure Sol La)
Terza Minore: Un tono e mezzo (es: Re Fa, oppure La Do)
Terza Maggiore: Due toni (es: Do Mi oppure Sol Si)
Quarta: due toni e mezzo (es: Do Fa oppure Sol Do)
Quinta: tre toni e mezzo (es: Do Sol oppure La Re)
Sesta: quattro toni e mezzo (es: Do La oppure Sol Mi)
Settima Minore: cinque toni (es: DO SIb oppure SOL FA)
Settima Maggiore: cinque toni e mezzo (es DO Si, oppure Sol Fa#)
Vi consiglio di ricordare per lo meno quelli fondamentali cioè quelli di terza maggiore e minore, quelli di quarta, quinta e settima maggiore e minore.
Detto ciò vediamo la tastiera con tutte le sue note sviluppate.
Scale Maggiori
La cosa importante da capire è che quando parliamo di scale, non dobbiamo immaginare delle note, bensì degli intervalli.
Una scala va pensata come un susseguirsi di intervalli. Banalizzando, immaginate di dover compiere due passi e mezzo, una volta partendo dalla porta della vostra camera, una volta dalla porta della cucina....l'unica cosa che avrete in comune non è il punto del terreno dove avete messo i piedi, bensì l'ordine dei passi che avete fatto.
Una scala maggiore è il susseguirsi dei seguenti passi (o, meglio, intervalli): T T S T T T S
L'ordine degli intervalli, come potrete notare, è ricavato dagli intervalli che si notano nella scala maggiore di Do, e cioè tra le sette note principali.
Da qualsiasi nota partirò, se seguirò quell'ordine di intervalli avrò una scala maggiore.
Lo schema di tutte le scale maggiori è il seguente.
Una scala va pensata come un susseguirsi di intervalli. Banalizzando, immaginate di dover compiere due passi e mezzo, una volta partendo dalla porta della vostra camera, una volta dalla porta della cucina....l'unica cosa che avrete in comune non è il punto del terreno dove avete messo i piedi, bensì l'ordine dei passi che avete fatto.
Una scala maggiore è il susseguirsi dei seguenti passi (o, meglio, intervalli): T T S T T T S
L'ordine degli intervalli, come potrete notare, è ricavato dagli intervalli che si notano nella scala maggiore di Do, e cioè tra le sette note principali.
Da qualsiasi nota partirò, se seguirò quell'ordine di intervalli avrò una scala maggiore.
Lo schema di tutte le scale maggiori è il seguente.
Quando parliamo di scale maggiori, dobbiamo cominciare anche a familiarizzare col concetto di grado. Semplificando, il grado della scala non è altro che il punto dove si trova rispetto alla nota di partenza. Se prendo come riferimento la scala di Do, Do sarà il primo grado (anche detta tonica), Re il secondo, Mi il terzo e via dicendo.
Se prendo come esempio la scala di Mi, Mi sarà il primo grado (tonica) , Sol# il terzo, Do# il sesto e via dicendo.
Una stessa nota ha ruoli (gradi) diversi a seconda della scala che prendiamo come esempio.
Se prendo come esempio la scala di Mi, Mi sarà il primo grado (tonica) , Sol# il terzo, Do# il sesto e via dicendo.
Una stessa nota ha ruoli (gradi) diversi a seconda della scala che prendiamo come esempio.
Costruzione degli accordi
Come avrete notato, nella pagina degli accordi, per ogni famiglia ho specificato da quali gradi è composto.
Gli accordi maggiori sono formati per esempio dai gradi I III V. L'accordo di Do maggiore sarà formato quindi dalle note Do Mi Sol.
L'accordo di La maggiore sarà formato invece sempre dai gradi I III V, ma stavolta dovrò considerare ovviamente come primo grado il La e quindi dovrò andare ad osservare la scala maggiore di La. Avrò così le note La Do# Mi.
Gli accordi minori sono formati da I III bemolle e quinta, ciò implica che l'accordo di La minore sarà La Do Mi, oppure quello di Do minore sarà Do, Mi bemolle, Sol
Gli accordi maggiori sono formati per esempio dai gradi I III V. L'accordo di Do maggiore sarà formato quindi dalle note Do Mi Sol.
L'accordo di La maggiore sarà formato invece sempre dai gradi I III V, ma stavolta dovrò considerare ovviamente come primo grado il La e quindi dovrò andare ad osservare la scala maggiore di La. Avrò così le note La Do# Mi.
Gli accordi minori sono formati da I III bemolle e quinta, ciò implica che l'accordo di La minore sarà La Do Mi, oppure quello di Do minore sarà Do, Mi bemolle, Sol
Scala minore naturale
La scala minore naturale segue i seguenti intervalli: T S T T S T T
Una scala di La minore sarà quindi composta dalle seguenti note:
LA SI DO RE MI FA SOL LA
t s t t s t t
Come potete notare è composta dalle stesse note della scala maggiore di DO. Esiste infatti questa comparazione tra scala maggiore e scala minore naturale, attraverso la quale posso dire che se prendo una scala maggiore qualsiasi, a distanza di un tono e mezzo (terza minore) discendente ( e cioè indietro) troverò la sua relativa minore. Do maggiore ha le stesse note di La minore, Sol maggiore ha le stesse note di Mi minore e via dicendo.
Una scala di La minore sarà quindi composta dalle seguenti note:
LA SI DO RE MI FA SOL LA
t s t t s t t
Come potete notare è composta dalle stesse note della scala maggiore di DO. Esiste infatti questa comparazione tra scala maggiore e scala minore naturale, attraverso la quale posso dire che se prendo una scala maggiore qualsiasi, a distanza di un tono e mezzo (terza minore) discendente ( e cioè indietro) troverò la sua relativa minore. Do maggiore ha le stesse note di La minore, Sol maggiore ha le stesse note di Mi minore e via dicendo.
Tonalità e alterazioni in chiave
La tonalità è l'insieme delle note che utilizziamo per una composizione. Ciò non significa che la tonalità debba restare la stessa per tutto il brano.
Nel momento in cui so che la tonalità di un brano è Do maggiore, immagino già che le note che andrò ad incontrare nella melodia saranno quelle della scala maggiore di Do. Come accennato prima, essendoci una coincidenza tra scala maggiore e minore, l'unico dubbio che potrebbe sorgere è se il brano sarà in tonalità di Do maggiore o di La minore. Ma nei capitoli successivi vedremo anche quello...
Prima cosa è capire come riconoscere la tonalità. Avrete notato che nelle scale maggiori capita di incontrare delle alterazioni. Nella scala di Do maggiore non ce ne sono, in quella di Mi ce ne sono ad esempio quattro (Fa, Do, Sol, Re). Ogni tonalità ha le sue alterazioni. Ovviamente la domanda che sorge è: devo ricordare quali alterazioni ha ogni tonalità? Essendo 15 capisco sembri un'impresa difficile...
Ma c'è un piccolo schema che risulta molto d'aiuto.
Le alterazioni che vediamo in chiave (all'inizio dello spartito) seguono un ordine ben preciso e sempre uguale.
I diesis sono scritti secondo questo ordine: FA, DO, SOL, RE, LA, MI, SI
Mentre i bemolle secondo quest'altro: SI, MI, LA, RE, SOL, DO, FA
Come notate sono uno l'inverso dell'altro. Quest'ordine è legato a quello che viene chiamato circolo delle dominanti o circolo delle quinte. Questo "circolo" mi dice una cosa molto semplice: partendo da Do che non ha alterazioni, se mi sposto in maniera ascendente di una quinta, avrò la nota Sol, la cui tonalità possiede un'alterazione diesis che sarà ovviamente il Fa#, dovendo i diesis seguire l'ordine sopra scritto. Se da Sol mi sposto una quinta sopra, avrò il Re, la cui tonalità ha due diesis (Fa#,Do#).
Se invece di andare in maniera ascendente, vado una quinta discendente rispetto al Do, ho la nota Fa che possiede un'alterazione bemolle: ovviamente il Si bemolle. Se scendo ancora di una quinta dal Fa, ho il SIb che ha due alterzioni (SIb e MIb).
Lo schema di seguito vi aiuterà.
Nel momento in cui so che la tonalità di un brano è Do maggiore, immagino già che le note che andrò ad incontrare nella melodia saranno quelle della scala maggiore di Do. Come accennato prima, essendoci una coincidenza tra scala maggiore e minore, l'unico dubbio che potrebbe sorgere è se il brano sarà in tonalità di Do maggiore o di La minore. Ma nei capitoli successivi vedremo anche quello...
Prima cosa è capire come riconoscere la tonalità. Avrete notato che nelle scale maggiori capita di incontrare delle alterazioni. Nella scala di Do maggiore non ce ne sono, in quella di Mi ce ne sono ad esempio quattro (Fa, Do, Sol, Re). Ogni tonalità ha le sue alterazioni. Ovviamente la domanda che sorge è: devo ricordare quali alterazioni ha ogni tonalità? Essendo 15 capisco sembri un'impresa difficile...
Ma c'è un piccolo schema che risulta molto d'aiuto.
Le alterazioni che vediamo in chiave (all'inizio dello spartito) seguono un ordine ben preciso e sempre uguale.
I diesis sono scritti secondo questo ordine: FA, DO, SOL, RE, LA, MI, SI
Mentre i bemolle secondo quest'altro: SI, MI, LA, RE, SOL, DO, FA
Come notate sono uno l'inverso dell'altro. Quest'ordine è legato a quello che viene chiamato circolo delle dominanti o circolo delle quinte. Questo "circolo" mi dice una cosa molto semplice: partendo da Do che non ha alterazioni, se mi sposto in maniera ascendente di una quinta, avrò la nota Sol, la cui tonalità possiede un'alterazione diesis che sarà ovviamente il Fa#, dovendo i diesis seguire l'ordine sopra scritto. Se da Sol mi sposto una quinta sopra, avrò il Re, la cui tonalità ha due diesis (Fa#,Do#).
Se invece di andare in maniera ascendente, vado una quinta discendente rispetto al Do, ho la nota Fa che possiede un'alterazione bemolle: ovviamente il Si bemolle. Se scendo ancora di una quinta dal Fa, ho il SIb che ha due alterzioni (SIb e MIb).
Lo schema di seguito vi aiuterà.
Costruzione degli accordi sui gradi della Scala Maggiore
(Volgarmente detta armonizzazione della scala)
E' un percorso non semplice, ma che seguito passo passo e con una forte dose di razionalità matematica, può essere compreso dopo un paio di letture.
Costruire gli accordi sui gradi della scala non significa altro che cercare di capire quali accordi possiamo ricavare dalle sette note di una scala. Se per esempio sono nella tonalità di Do maggiore, quali accordi posso ricavare dalle sue sette note?
Come vedremo nello schema, si possono ricavare sette accordi, ognuno costruito su uno dei gradi della scala. Ciò significa prendere uno dei gradi ( ad esempio il Re) e vedere come posso mettere in relazione col Re le altre sei note della scala di Do per ricavarne un accordo. Se parto dal Re e proseguo per terze (abbiamo già visto come gli accordi si costruiscano per terze) vedo subito che ho la nota Fa, ovvero la terza bemolle del Re, poi ho il La, la quinta, poi il Do, la settima bemolle. Quale accordo è composto da I IIIb V e VIIb? L'accordo di minore settima! Ovviamente abbiamo utilizzato solamente quattro note (Re, Fa, La, Do) e ne avrei ancora tre (Mi, Sol, Si), per ora concentratevi sull'accordo principale, una volta capito quello saprete anche intuire il ruolo degli altri gradi.
Nello schema, in orizzontale avete la scala di Do, sui cui gradi dovremo costruire gli accordi, in verticale le note che utilizzeremo per costruire gli accordi.
Costruire gli accordi sui gradi della scala non significa altro che cercare di capire quali accordi possiamo ricavare dalle sette note di una scala. Se per esempio sono nella tonalità di Do maggiore, quali accordi posso ricavare dalle sue sette note?
Come vedremo nello schema, si possono ricavare sette accordi, ognuno costruito su uno dei gradi della scala. Ciò significa prendere uno dei gradi ( ad esempio il Re) e vedere come posso mettere in relazione col Re le altre sei note della scala di Do per ricavarne un accordo. Se parto dal Re e proseguo per terze (abbiamo già visto come gli accordi si costruiscano per terze) vedo subito che ho la nota Fa, ovvero la terza bemolle del Re, poi ho il La, la quinta, poi il Do, la settima bemolle. Quale accordo è composto da I IIIb V e VIIb? L'accordo di minore settima! Ovviamente abbiamo utilizzato solamente quattro note (Re, Fa, La, Do) e ne avrei ancora tre (Mi, Sol, Si), per ora concentratevi sull'accordo principale, una volta capito quello saprete anche intuire il ruolo degli altri gradi.
Nello schema, in orizzontale avete la scala di Do, sui cui gradi dovremo costruire gli accordi, in verticale le note che utilizzeremo per costruire gli accordi.
Il concetto che estrapolo da questo schema è che sul primo grado della scala maggiore posso costruire un accordo di maj7, sul secondo un m7 ecc...arrivando al seguente schema:
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
maj7 m7 m7 maj7 7 m7 Ø
Questa regola è valida ovviamente per tutte le scale maggiori, il che implica che se un brano è in tonalità di Re maggiore (re, mi, fa#, sol, la si, do#) oltre ad avere nella melodia le sue sette note, probabilmente nella sua armonia incontrerò gli accordi costruiti sui suoi gradi ( Dmaj7, Em7, F#m7, Gmaj7, A7, Bm7, C#Ø).
Riprendendo lo schemino sopra, impariamo ora anche i nomi dei gradi della scala.
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
maj7 m7 m7 maj7 7 m7 Ø
Ionico Dorico Frigio Lidio Misolidio Eolio Locrio
I nomi hanno l'ulità di chiarire l'origine di un accordo. Ad esempio se io dico che un accordo è un Dm dorico, implicitamente sto dicendo che un accordo che un minore costruito sul secondo grado di una scala maggiore. Quindi se è Dm automaticamente so che la tonalità è Do maggiore.
Se dicessi solamente Dm7, non saprei se considerarlo un Dorico (secondo grado), un frigio (terzo) o un Eolio (sesto).
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
maj7 m7 m7 maj7 7 m7 Ø
Questa regola è valida ovviamente per tutte le scale maggiori, il che implica che se un brano è in tonalità di Re maggiore (re, mi, fa#, sol, la si, do#) oltre ad avere nella melodia le sue sette note, probabilmente nella sua armonia incontrerò gli accordi costruiti sui suoi gradi ( Dmaj7, Em7, F#m7, Gmaj7, A7, Bm7, C#Ø).
Riprendendo lo schemino sopra, impariamo ora anche i nomi dei gradi della scala.
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
maj7 m7 m7 maj7 7 m7 Ø
Ionico Dorico Frigio Lidio Misolidio Eolio Locrio
I nomi hanno l'ulità di chiarire l'origine di un accordo. Ad esempio se io dico che un accordo è un Dm dorico, implicitamente sto dicendo che un accordo che un minore costruito sul secondo grado di una scala maggiore. Quindi se è Dm automaticamente so che la tonalità è Do maggiore.
Se dicessi solamente Dm7, non saprei se considerarlo un Dorico (secondo grado), un frigio (terzo) o un Eolio (sesto).
Costruzione degli accordi sulla scala minore naturale.
La scala minore naturale ha le stesse note della scala maggiore, ciò implica che otterrò gli stessi accordi. Ovviamente come abbiamo già visto, la comparazione è di un tono e mezzo fra scala maggiore e relativa minore.
Nel caso di una scala minore avrò quindi i seguenti accordi
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
Am7 BØ Cmaj7 Dm7 Em7 Fmaj7 G7
Solo due accordi fanno eccezione a questa comparazione e cioè il primo e il quinto grado.
Il primo gradi viene spesso suonato come minore (senza la settima) o come minore sesta, questo per dare un maggiore senso di risoluzione all'accordo. Il quinto grado viene invece trasformato in settima (7) per dare un maggiore senso di tensione alla dominante (il quinto grado). L'accordo di settima viene preso in prestito dall'armonizzazione di un'altra scala: la minore armonica.
Avrò dunque questi accordi.
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
Am BØ Cmaj7 Dm7 E7 Fmaj7 G7
Nel caso di una scala minore avrò quindi i seguenti accordi
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
Am7 BØ Cmaj7 Dm7 Em7 Fmaj7 G7
Solo due accordi fanno eccezione a questa comparazione e cioè il primo e il quinto grado.
Il primo gradi viene spesso suonato come minore (senza la settima) o come minore sesta, questo per dare un maggiore senso di risoluzione all'accordo. Il quinto grado viene invece trasformato in settima (7) per dare un maggiore senso di tensione alla dominante (il quinto grado). L'accordo di settima viene preso in prestito dall'armonizzazione di un'altra scala: la minore armonica.
Avrò dunque questi accordi.
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
Am BØ Cmaj7 Dm7 E7 Fmaj7 G7